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Novembre 25, 2025
Secondo i sondaggi Piepoli e Ipsos, il 94% degli italiani vuole che la caccia venga abolita, ridotta o comunque non estesa. Per Ipsos, quasi 8 italiani su 10 la considerano eticamente sbagliata. La petizione della Fondazione Cappellino nasce per bloccare la richiesta dei cacciatori di ottenere ancora più diritti, già oggi molto ampi, e per [...]
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Novembre 22, 2025
Il futuro è Made in China
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Novembre 20, 2025
Quando i social media cambiano la comunicazione della scienza
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Novembre 19, 2025
Una lettera sul tema fotovoltaico e consumo di suolo
ULTIMI POST DELLA SETTIMANA
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- Novembre 10, 2025
In Giappone un sindaco ha deciso che i suoi cittadini devono ricominciare a guardarsi in faccia. Succede a Toyoake, nella prefettura di Aichi, dove l’amministrazione ha proposto un’ordinanza che invita tutti, adulti e bambini, a limitare l’uso del cellulare a due ore al giorno. Due ore, quanto basta per rispondere ai messaggi, controllare una mail, ascoltare una canzone. Poi basta, si chiude. Niente sanzioni, nessuna multa. È una semplice raccomandazione, ma ha scatenato un dibattito enorme in tutto il Paese. Perché tocca un nervo scoperto, la dipendenza collettiva da schermi e notifiche, la schiavitù silenziosa che si infiltra tra le dita e ci ruba ore di vita reale. Il sindaco di Toyoake, Masafumi Kouki, ha spiegato che non è minimamente una crociata contro [...]
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- Novembre 10, 2025
Dalle Ande all’Himalaya, una nuova ondata di proteste sta attraversando il pianeta. Senza leader, bandiere, nè partiti. È la voce della Generazione Z, i nati tra il 1996 e il 2010, cresciuti dentro Internet e stanchi di governi che non li ascoltano. In Madagascar, in Nepal, in Kenya, in Indonesia, nelle Filippine, in Perù, in Marocco, la rabbia dei giovani ha travolto i palazzi del potere. È un malcontento globale che parte dai telefoni e finisce nelle strade. Ad ottobre, il presidente del Madagascar Andry Rajoelina è stato costretto a lasciare il potere e il Paese in seguito a un ammutinamento militare, culmine di settimane di manifestazioni guidate da giovani manifestanti che si autodefiniscono “Gen Z Madagascar”. Sam Nadel, direttore del Social Change [...]
DALL'ARCHIVIO DELBLOG
“Noi, il popolo” di Claudio Gatti
Consigli preziosi per lettori dipendenti. Oggi [...]
L’assistenza universale all’infanzia può danneggiare i bambini
DAL WEB – ARTICOLO PUBBLICATO SU [...]
COSEPREZIOSE
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- Ottobre 9, 2025
Oggi ricorre l’anniversario della morte di Ernesto “Che” Guevara, ucciso il 9 ottobre 1967 in Bolivia. La sua figura continua a rappresentare ribellione, libertà e resistenza, al di là del tempo e delle ideologie. In questa ricorrenza, voglio condividere nuovamente la storia di Nelson Salvestrini, l’artista che immortalò in bronzo l’immagine del Che senza vita, solo per vedere la sua opera “sparire” dalla scena pubblica. Oggi vogliamo raccontarvi una storia. Una storia di arte, di rivoluzione e di silenzi. Una storia che parte dalla Toscana, arriva a Cuba, e si dissolve nel nulla. È la storia di Nelson Salvestrini, uno scultore con oltre cinquant’anni di esperienza, e di un Che Guevara fuso nel bronzo e poi sepolto... non dalla terra, ma dall’imbarazzo. Nelson Salvestrini non è solo un artista: è un testimone del suo tempo, un artista che modella la storia nelle materie più dure e più vive. Nato nel 1947 a Colle di Val d’Elsa, in Toscana, scolpisce dal 1972. Le sue opere sono corpo, materia e memoria. Nel 1989, Nelson donò al governo cubano dell’Avana un monumento dedicato a Che Guevara, una scultura in bronzo. Ma poco dopo scoprì che l’opera era stata nascosta. Raffigura Guevara morto in Bolivia: un’immagine evidentemente che il Comitato Centrale non volle accogliere poiché non accettavano la sua morte. L’opera per questo fu messa da parte. Nel 1995, Nelson si recò a Cuba per quindici giorni, nel tentativo di rivedere la sua creazione. Ma nulla. L’opera era sparita, nonostante i contatti ancora vivi a suo tempo con la moglie e le figlie del Che, che non sapevano dove fosse la scultura. La delusione fu profonda. Perché la scultura di Nelson non era fatta solo di bronzo: era voce, era lotta. Il suo Guevara, come dichiara Nelson “è un Che che non è morto, ma che morirà solamente quel giorno che si rinuncerà a lottare per cui lui ha vissuto, è un corpo che parla alle menti”. Da allora, Nelson lotta per rivedere il suo Che Guevara. Per ridargli una voce. Perché un’opera d’arte, non può sparire. Non può finire nel nulla. Per contatti: [email protected] [...]
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